Questa riflessione odierna nasce dalla lettura (e conseguenti discussioni sui social) delle recenti notizie diffuse dal governo indonesiano sulla probabile imminente chiusura ai turisti dell’isola di Komodo, unico habitat naturale al mondo di una particolare specie di varani e patrimonio dell’Unesco.
E’ un tipo di riflessione che ogni tanto si ripropone, ogni qual volta si leggono notizie simili, che riguardano cioè la chiusura al turismo di luoghi di eccezionale e rara bellezza ma in pericolo a causa dall’eccessivo afflusso di persone. Per esempio, l’anno scorso una notizia simile che ebbe una eco altrettanto forte, fu quella della chiusura di Maya Bay, in Thailandia.
E’ giusto precludere ai visitatori – per sempre o per un determinato periodo – l’accesso a questi luoghi eccezionali?
Oltre ai luoghi potenzialmente in pericolo, la discussione potrebbe estendersi anche a quelli che sono già protetti, luoghi a cui è possibile accedere soltanto tramite un turismo estremamente controllato e limitato, come numero di persone, oppure a cui si può accedere soltanto pagando cifre elevate. Un esempio eclatante è il parco nazionale di Bwindi, in Uganda, dove è possibile fare un trekking per avvistare i gorilla di montagna; il tour – obbligatorio con guida dei ranger del parco – ha un costo di 600 dollari americani, per rimanere ad osservare gli animali soltanto per poche ore.
Vi sembra giusto tutto ciò? qualcuno dirà. D’ora in poi soltanto i “ricchi” potranno permettersi di vedere certe meraviglie naturali, andremo sempre più a favorire un turismo d’elite.
E’ esatta questa affermazione? viaggiare diventerà sempre più un’appannaggio soltanto di pochi?
Per trovare la risposta a questa domanda vi invito a fare due riflessioni.
- 1 – la prima:
E’ piuttosto evidente che la causa della distruzione o dell’impoverimento di determinati ecosistemi naturali molto fragili, dipende proprio dall’uomo, uno dei pochi esseri sul pianeta Terra che preda soltanto, e non è praticamente mai preda. Che sfrutta il suo ambiente senza dare nulla in cambio.
Mi sembra che possiamo essere tutti d’accordo, quindi, sull’affermazione che bisogna porre un freno a tutto questo sfruttamento, perchè ci sono esseri viventi ed ecosistemi fragili che non hanno modo di difendersi dall’invasione dell’uomo.
Sta a noi quindi diventare consapevoli della necessità di regolamentare il turismo verso determinati luoghi fragili, ed agire di conseguenza.
Questo è già stato fatto per esempio alle isole Galapagos, in cui l’accesso alle isole da parte dei visitatori è a numero chiuso, ed in cui tutte le attività sono strettamente regolamentate. Quindi fare un viaggio alle Galapagos ha sì un costo elevato, ma questo non significa che sia “soltanto per ricchi”, piuttosto per persone altamente motivate che magari fanno uno sforzo in più per mettere da parte del denaro per riuscire ad intraprendere questo tipo di viaggio.
Inoltre adottare questo tipo di regolamentazione del turismo, ha fatto in modo che l’ecosistema delle isole non collassasse, a discapito non soltanto della flora e fauna locale (e degli abitanti anche naturalmente), ma anche per le future generazioni di visitatori.
- 2- La seconda riflessione:
Tutti noi siamo disposti a spendere soldi per qualcosa a cui attribuiamo un valore
e questo anche se dichiariamo di essere nella categoria dei cosiddetti “meno abbienti”. Questo lo possiamo vedere nella vita di tutti i giorni, non soltanto nel mondo dei viaggi.
Per fare un esempio simile a quello delle Galapagos, pensiamo alle Maldive. Il turismo in certe isole dell’arcipelago con resort a 5 stelle non è limitato a ricchi miliardari russi, ma anche semplicemente a tante persone e famiglie dei cosiddetti “ceti medi” che pur di andare alle Maldive risparmiano il più possibile e magari rinunciano anche ad altre cose. Stessa cosa potremmo dirla per il costo di un biglietto di Business class, rispetto all’Economy spesso ha un prezzo di 5, 6 volte tanto o anche di più. Eppure ci sono persone disposte a spendere perché attribuiscono valore all’esperienza di un volo aereo più confortevole. Un altro esempio: fare un’escursione in elicottero (come per esempio ho fatto io alle Whitsundays); spesso non è certo l’unico modo per vedere qualcosa o per raggiungere un luogo, è però un’esperienza diversa – e molto più costosa – da fare, e molti sono disposti, magari una volta nella vita a spendere per questo.
Ebbene, nessuno di noi credo si sognerebbe mai di mettere in dubbio che i suoi soldi siano stati spesi bene, se l’esperienza ne valeva la pena, no?
E allora se facciamo questo ragionamento per servizi e prodotti offerti da aziende, perchè non lo facciamo anche per quello che riguarda la natura?
Che valore ha un’esperienza eccezionale?
Se pensiamo che fare un’escursione per vedere i rari gorilla di montagna, o le specie che vivono alle Galapagos, o magari in futuro i draghi di Komodo, sia un’esperienza di eccezionale valore, allora perché non siamo disposti a spendere – anche molti – soldi per fare queste esperienze?
Io credo purtroppo che la risposta stia in questo:
mentre siamo disposti a pagare denaro sonante per prodotti e servizi, e oggetti di uso comune, invece per quello che riguarda la natura siamo abituati soltanto a sfruttarla, pensando che debba essere sempre e comunque a disposizione di tutti, senza regole.
Beh questa cosa non può durare, e per utilizzare una parola anche a volte abusata oggigiorno, non è sostenibile. Ma non solo! è frutto di una scarsa educazione al concetto di valore, ciò che è gratis da sempre ha poco valore, ed il turismo ed i viaggi sembrano diventati una specie di diritto inalienabile per chiunque.
Viaggiare non è un diritto inalienabile dell’umanità
Viaggiare è una gran bella cosa ma da quando esistono i low cost, e sembra che anche con pochi soldi possiamo portarci via un sacco di esperienze, forse pensiamo che tutto sia dovuto a tutti, senza conseguenze. Purtroppo non è così e le conseguenze si pagano, solo che non vorremmo mai esser noi a pagarle, ecco. Facciamole sempre pagare a qualcun altro!
Tutti quanti, semplici viaggiatori, bloggers e persone che lavorano nell’ambito del turismo dovremmo prima di tutto diventare più consapevoli; in secondo luogo, e come conseguenza, impegnarci di più per
comunicare quel valore che hanno la natura ed il nostro Pianeta
i quali anche se apparentemente erogano “gratis” le loro risorse a tutti, ciò non significa che queste risorse abbiano poco valore, o siano per tutti o per sempre.
Nella nostra mentalità infatti siamo abituati ad attribuire poco valore alle cose gratuite, basta vedere le oscenità che vengono commesse solo per pubblicare un selfie su instagram, come le innumerevoli persone che si fanno foto con le stelle marine senza sapere (o fregandosene) del fatto che questi sono animali che muoiono una volta toccati e posti al di fuori dell’acqua.
In conclusione, anche se l’ammirare alcune rare bellezze del nostro Pianeta diventerà a pagamento oppure costerà semplicemente molto di più e diventerà a numero chiuso, questa non sarà affatto un’ingiustizia per chi ha meno soldi, sarà piuttosto un grande atto di giustizia fatto al nostro Pianeta, e quindi in primis proprio a noi stessi.
Perché ricordiamoci sempre che non sono il Pianeta e la natura ad avere bisogno di noi (maledetto egocentrismo dell’uomo!), è esattamente l’inverso: una volta spazzato via tutto dalla Terra saremo soltanto noi a pagarne le conseguenze.
E voi che cosa ne pensate?
foto in alto: spiaggia alle Galapagos – Foto di Valeria Cahuasquí da Pixabay