Da un pò di tempo c’è un malessere strano che aleggia in giro tra i viaggiatori che tornano dalle Antille francesi, le isole caraibiche di Guadalupa e Martinica, e che spesso li costringe poi a tornare e tornare e tornare ancora…
Di cosa si tratterà mai?? ricordo benissimo la comparsa dei primi sintomi nella sottoscritta, al ritorno dal mio secondo viaggio in Guadalupa:
… “era il 13 gennaio 2009 e stavamo atterrando a Parigi, all’aeroporto di Orly; le 7 del mattino ed era buio pesto. Alle 8, all’esterno del terminal, ancora nessun cambiamento: buio, freddo, e grigio. Infreddoliti e insonnoliti, ci dirigiamo verso la navetta che porta all’hotel Mercure per riposare fino al pomeriggio, quando avremmo preso il volo per l’Italia. L’autista fa salire tutti, poi per ultimo si rivolge a noi: no, no, è solo per i clienti dell’hotel.
..Prego? Sbigottiti, ci guardiamo, io e il mio compagno, reduci da un volo oltreoceano di 8 ore: facce stravolte ma abbronzate, giacca a vento, zaino e valigia, fascia madras che raccoglie i capelli.
Praticamente due vagabondi.
Tutti gli altri, invece, viso pallido e ventiquattrore. Nel primo sprazzo di lucidità della giornata, finalmente capisco: siamo atterrati su un pianeta alieno!! Questo non può essere lo stesso pianeta di quelle dolci isole che abbiamo lasciato al nostro decollo, una decina di ore fa.
Non appena in albergo, concedo al sonno il sopravvento, e scivolo pian piano nuovamente in quel mondo che ho appena lasciato.
… sono immagini di palme fruscianti nella brezza su una spiaggia deserta, e il tramonto dorato dell’ultima sera, quelle che mi scorrono davanti in piena fase rem.
Ed è il sapore del sorbetto al cocco che si scioglie sul palato, quello che sto gustando. Ne sono sicura, perchè vedo anche il sorriso della signora che lo vende sulla spiaggia, e il suo abito tradizionale, in madras rosso, verde e giallo.
Odo nitidamente il fragore della cascata, che via via sovrasta sempre più gli altri suoni della foresta tropicale, man mano che ci avviciniamo ad essa.
E la notte. La notte tropicale, che non è balli latini e cocktail sulla spiaggia, ma il frinire e l’intercalare di decine di suoni di diverse creature. Meglio spegnere il condizionatore, si sentono meglio.
A volte, poi, in questa notte, un fruscio di fondo all’improvviso si fa più intenso, e a quel punto sorrido nel buio, distesa sul mio letto; ho capito che la natura domani sarà ancora più rigogliosa nel suo lussureggiare, perché è appena stata graziata da un generoso scroscio di pioggia tropicale.
E il mattino dopo, decine di voci argentine, provenienti dalla vicina scuola elementare, fanno da sottofondo alla colazione in veranda a base di baguette e gelèe di goyave, e mi accorgo che sto ancora sorridendo, come la notte prima. Non può essere altro che un buon risveglio…
Pessimo risveglio. Di soprassalto, mi rizzo a sedere sul letto, panico, sudorazioni; mal di testa, tachicardia. Oddio forse ho la febbre. Sono sicuramente malata, ma dove sono? Dalla finestra scorgo le luci serali della capitale francese, e mi ricordo.
Mi salgono le lacrime agli occhi. Il mio compagno non c’è, sarà all’internet point a leggere le mail, fissare il meeting, rispondere al cellu. Ed io intanto mi sento male, credo proprio di aver bisogno di un dottore.
Ecco qua, ci mancava solo questa: mi sono presa qualche virus tropicale.
La diagnosi? mal delle Antille; la cura: impossibile; la guarigione: non prima del prossimo viaggio.
… e per continuare a “curarsi” ta-dah…….. il prossimo viaggio si svolgerà…….>>
E tu? sei “affetto” anche tu da qualche malinconia irreparabile?!?! 🙂
1 commento